Sono giorni che mi chiedo: è giusto quello che facciamo?
Il sogno di avere un figlio, a quanto ci racconta è per lei un desiderio molto cosciente e che si è radicato nel tempo. Non è stato un pensiero impulsivo dettato da un emozione momentanea, bensì qualcosa che ha sedimentato col passare degli anni ed ora a quarant’anni, avendo incontrato Charlotte, sente che finalmente è il momento giusto per coronare questo sogno condividendo con lei questo importante progetto di vita.
Certamente, entrambe sanno che non sarà un percorso facile ma del resto la stessa vita ci pone spesso davanti a percorsi esistenziali non sempre semplici e lineari.
Le sue paure sono comprensibili e condivisibili.
Del resto, lei stessa racconta di essere cresciuta in un nucleo parentale caratterizzato dall’assenza del padre e dalla prevalenza di tre donne (mamma, nonna e zia). Occorre quindi effettuare anche un’attenta riflessione sul cambiamento sociale e culturale che stiamo attraversando, in Italia e nel mondo, ormai da diversi anni. Oggi esistono tanti modi diversi di essere famiglia. Affianco al modello tradizionale se ne sono aggiunti di nuovi: quella biologica, quella adottiva, quella ricomposta e ricostituita, quella monogenitoriale e anche quella arcobaleno. C’è poi chi un genitore non ce l’ha più perché lo ha perso o non lo ha mai avuto in quanto non è stato riconosciuto sin dalla nascita proprio come accaduto nel caso della protagonista della nostra storia.
La creatura che nascerà potrà davvero essere felice oppure sarà oggetto di pregiudizi e giudizi?
Ogni mamma e futura mamma vorrebbe preservare i propri figli da situazioni di possibili frustrazioni e dolori ma ciò non sempre è possibile. Nel caso in cui ciò dovesse verificarsi, sarà utile riflettere sull’importanza e sulla complessità allo stesso tempo di riuscire a superare i pregiudizi e gli stereotipi sociali che possono verificarsi nelle relazioni e nell’affettività. Se poi un figlio nella sua vita potrà essere felice, ciò dipenderà da una complessità di fattori e non soltanto dall’eventualità di essere oggetto di scherno e derisione.
L’amore può guarire ogni ferita anche quella di avere due madri nel percorso della propria vita anziché una famiglia “normale” come siamo abituati a vedere con un padre e una madre?
Per rispondere a questa domanda, dobbiamo attingere ai dati che ci fornisce la letteratura scientifica su questo tema. Sono ormai copiosi gli studi in questo ambito che ci confermano che crescere in una famiglia arcobaleno e omogenitoriale non faccia emergere difficoltà diverse o specifiche rispetto alle famiglie più tradizionali. I dati che abbiamo a disposizione e che emergono da ricerche longitudinali evidenziano l’assenza di differenze sostanziali fra le famiglie con genitori eterosessuali e quelle con genitori omosessuali rispetto alla crescita dei figli, in entrambe le situazioni sembrano infatti sviluppare percorsi di vita analoghi tra loro. È invece accertato l’effetto nocivo dell’esposizione al pregiudizio, non tanto e non soltanto sull’omosessualità in sé, quanto sulla capacità delle coppie omossessuali di esprimere adeguate capacità genitoriali. Pertanto, allorché la coppia possiede adeguate capacità genitoriali, ciò rappresenta l’elemento di per sé salvifico.
Quando i figli di coppie omosessuali sono oggetto di pregiudizio sulle capacità genitoriali, dove vi è l’idea diffusa che questo tipo di configurazione familiare abbia carattere problematico o patologico, i figli soffrono per lo stigma e possono riceverne un danno. Ciò che pertanto, si è visto essere di rilievo per la tutela e il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso.
Le famiglie al cui interno sono presenti genitori dello stesso sesso sono in grado di essere genitori in modo altrettanto adeguato ed efficiente. Un elemento determinante nel generare un benessere individuale, è dato dalla capacità della società di non esporre le famiglie alla stigmatizzazione, al pregiudizio e alla discriminazione. L’amore, la cura, la protezione, così come anche il sostegno, la presenza e la capacità di saper infondere sicurezza costituiscono gli elementi essenziali a garantire la cura di ogni possibile ferita.
Tratto da Lei Style di maggio 2023