Giovani: iperconnessi ma soli e scollegati dalla realtà

In aumento reati in cui sono coinvolti come vittime e autori, hanno relazioni virtuali ma nessun rapporto affettivo e sociale autentico e solido

“I giovani che commettono reati violenti ‘per futili motivi’ sono sempre di più. Un fenomeno in crescita che preoccupa perché coinvolti come vittime e come autori degli stessi episodi, spesso fatali. Che siano atti di violenza verbale o fisica, induzione al suicidio o revenge porn, omicidi o pestaggi per una felpa non pagata o una sneaker sporca, la sostanza non cambia. Sono giovani iperconnessi, ma soli e scollegati dalla realtà. Hanno relazioni virtuali, ma nessun rapporto affettivo e sociale autentico. Sui social ricevono like immediati, una gratificazione istantanea e illusoria, ma nella vita sono incapaci di incassare un rifiuto, un ‘no’ da una ragazza”.

Così all’Adnkronos Salute Elisa CAPONETTI, psicoterapeuta e criminologa dell’Osservatorio nazionale contro il bullismo. A preoccupare l’esperta sono i giovani millennial, “che spesso fanno abuso di sostanze stupefacenti e alcol”, oltre a “manifestare ansia, depressione, atti autolesionistici, disturbi alimentari e del comportamento. Sono giovani irrisolti, inadeguati, inquieti, insoddisfatti – spiega CAPONETTI – e senza interessi autentici. I loro genitori, spesso assenti, sono incapaci di orientarsi e di favorire modelli rassicuranti.

Ecco perché, oltre alla scuola, sono importanti gli amici con cui confidarsi, aprirsi ed evitare la cosiddetta ‘sindrome da accumulo’, ovvero accumulare tanto rancore verso un compagno di scuola o un coetaneo come è successo a Frascati dove un giovane è stato accoltellato da un 14enne per un mancato pagamento di una felpa. I due si potevano parlare, chiarire, invece è avvenuta la tragedia. Una reazione spropositata rispetto ai 60 euro non ottenuti. Questo dimostra ancora la fragilità dei nostri ragazzi”.

Per l’esperta, oltre al dialogo generazionale, è fondamentale “fare dei corsi di formazione con i giovani perché spesso non hanno la consapevolezza che la diffusione di video intimi è un reato, che quando una persona viene aggredita, pestata a morte, bullizzata la si aiuta chiamando i soccorsi, anziché filmarla con il telefonino e poi condividere il video sui social. Social che limitano la loro identità. La vita reale è ben altro”.

Pubblicato da Adnkronos il 2 aprile 2025